ABADIR
Con Abadir il poeta vuol dire e dirci che l’apparenza ci governa ed è l’estrema calunnia del mondo peggiore, che a questo modo si difende e resiste ad ogni assalto contro il suo incredibile e terribile dominio. Se questo è, l’originalità di Francesco Idotta è al di fuori di ogni legittimo dubbio, ed è fuori da ogni legittimo dubbio che la sua poesia è poesia sociale. Ma poesia sociale di qualità speciale. Poiché diversamente dalla poesia sociale, così come l’abbiamo conosciuta in testi canonici, questa di Francesco Idotta scioglie la concretezza storica, che richiama la denuncia e l’invettiva, in una lontananza levigata, che dice l’intramontata destinazione dell’uomo alla tirannide del mondo peggiore.
Si tocca dappertutto questa condizione, che non risparmia né uomini né donne né bambini, e non risparmia neppure l’amore, che, senza, però, strazi romantici, neppure esso è se non eco di attimi sfuggiti. Raccolta dolorosa, di un dolore inesausto, senza quiete e senza riposo, questa di Francesco Idotta. Sconsolata, come sconsolata è la grande poesia italiana, da pochi attinta. (Pasquino Crupi)